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Frutti dimenticati

Presto, che si fa tardi! È una vecchia battuta, ma potrebbe essere lo slogan dei nostri giorni: tutto scorre veloce, guai a chi si ferma! Tutto all’insegna del consumismo più sfrenato: tutto e subito.

Così, ci siamo lasciati alle spalle molta cultura e tradizione, come quella contadina, che ci ha cresciuti e sostenuti per generazioni. Fortunatamente, oggi si cerca di recuperare buone abitudini e prodotti naturali, come la coltivazione rispettosa dei ritmi della natura e la riscoperta dei frutti spontanei che ci hanno nutrito per secoli.

Molti di questi frutti, ormai dimenticati, erano un tempo fondamentali per l’alimentazione. Basterebbe allontanarsi un po’ dalle città per riscoprire preziose mele cotogne, corbezzoli, corniole, gelsi, giuggiole, nespole selvatiche, azzeruoli, pere volpine e mele granate.

Un tempo, le piante sviluppavano una naturale resistenza ai parassiti, e i loro frutti, presenti in ogni stagione, erano una riserva preziosa. Oltre ai frutti, si usavano anche legno, foglie e radici per vari scopi, sia alimentari che curativi.

Ad esempio, il corniole ha un legno molto duro, utilizzato in passato per fabbricare lance e frecce. I suoi frutti aciduli, ricchi di vitamina C, erano utilizzati per marmellate e “olive di corniole” in salamoia.

Un altro frutto è il giuggiolo, noto per i suoi frutti dolci e il famoso “brodo di giuggiole”, un liquore prelibato. Il legno del giuggiolo veniva usato per l’ebanisteria.

L’azzeruolo, con i suoi frutti che variano dal giallo al rossiccio, era un’importante integrazione nell’alimentazione umana e animale.

Il corbezzolo è ancora diffuso in alcune zone collinari, e dai suoi frutti si producono marmellate e il ricercato miele di corbezzolo.

Non possiamo dimenticare il biricoccolo e il prugnolo, i cui frutti sono simili a piccole prugne, o il gelso bianco e gelso nero, i cui frutti, simili a more, erano apprezzati per marmellate e sciroppi, e le foglie venivano usate per l’allevamento del baco da seta.

Il sorbo, con i suoi frutti simili a piccole mele o pere, era utilizzato sia per l’alimentazione che per la produzione di bevande fermentate. Il suo legno, molto pregiato, veniva usato dagli ebanisti.

La pera volpina produce piccole pere dure, ottime per diete dimagranti grazie al basso contenuto di zuccheri e all’alta percentuale di fibre.

Infine, il cotogno e il melograno sono altri due esempi di frutti dimenticati, ma ancora apprezzati per le loro proprietà benefiche.


A cura di:
Daniele Campisi, MMG – Scuola Nazionale di Medicina degli Stili di Vita

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